Mineralogia

I Cristalli delle Montagne Lombarde

Scritto da Elena

Testo e foto di Gualtiero Monistier

Dopo aver parlato della flora delle nostre montagne, ora ci occuperemo di minerali. Tutto sommato anche questi ultimi si possono considerare una sorta di fiori…


Le bellissime cristallizzazioni di alcune varietà mineralogiche abbelliscono le fessure delle rocce non meno di quelle vegetali.

I minerali sono stati sempre ricercati dall’uomo per la loro grande utilità, inizialmente raccogliendoli in giacimenti superficiali, poi, con l’aumento delle conoscenze e dello sfruttamento, sempre più in profondità.  Per i popoli antichi l’importanza dei metalli è stata enorme e ha fatto progredire i popoli che hanno saputo utilizzarli.

minLombardi02_nov2009CALCITE. Carbonato di calcio. Il campione della foto proviene dalle miniere della Val di Scalve e misura circa 15 cm. Si tratta di un minerale molto comune che, a volte, forma cristalli molto estetici. Coll. Monistier.

Sulle Alpi e Prealpi Lombarde esistono numerose cave e miniere ( queste ultime ormai quasi tutte inattive) che sono state coltivate per secoli dai valligiani con un duro lavoro. Ora questi luoghi, ormai abbandonati, sono frequentati solo dai collezionisti. Nelle valli Bergamasche erano numerosi i giacimenti di piombo, zinco e fluorite.

Zogno

Famosa tra i collezionisti la miniera di Zogno, in Val Brembana, che ha fornito bellissimi campioni di fluorite.

In Val Malenco, al Dosso dei Cristalli, si trova una miniera di quarzo sfruttata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale: ricavavano lame di questo minerale con proprietà piezoelettriche. In seguito questo giacimento ha fornito ai collezionisti campioni spettacolari di quarzo e magnesite.  Sempre in questa valle esistono molte cave di serpentino e d’amianto. Queste ultime sono ormai inattive da decenni, ma hanno fornito anche dopo la loro chiusura campioni eccezionali di demantoidi, una varietà verde di granato andradite, considerati i migliori esistenti.

Tra le ultime a cessare l’attività le miniere di materiale uranifero di Novazza, in Bergamasca, e di val Vedello in Valtellina.

minLombardi01_nov2009ARAGONITE – Carbonato di calcio. Minerale senza utilità pratica, ma ricercato per i suoi appariscenti cristalli. Costituisce lo scheletro di molti organismi marini, sia fossili che viventi. Nelle miniere si trova frequentemente la varietà coralloide (flos ferri). I cristalli della foto misurano circa 3 cm. E provengono dalle miniere di Schilpario. Coll. Monistier

Cenni storici

L’interesse scientifico per la mineralogia, come per le altre discipline, nasce con metodologie moderne dopo il 1700.  L’uomo incomincia a studiare e classificare le rocce e i minerali concentrando l’interesse proprio su quelli cristallizzati, cercando di capirne l’origine e facendo nascere le prime collezioni.  Oggi esistono molti appassionati raccoglitori, spesso in contatto con musei o università, che frequentano anche le cime più alte alla ricerca di campioni interessanti per le loro collezioni, portando anche un contributo scientifico alla conoscenza di questi monti. Recentissima la scoperta di tormaline policrome nel massiccio dell’Adamello, molte delle quali sono entrate a far parte della raccolta del Civico Museo di Storia Naturale di Milano.

La Val Malenco è una delle zone alpine mineralogicamente più ricche: circa 270 specie.  Quattro di queste (artinite brugnatellite, chiavennite e sigismundinite) sono state trovate e riconosciute per la prima volta al mondo in questa valle.

Val Masino-Bregaglia

Un’altra zona interessantissima per la mineralogia è costituita dal massiccio del Masino-Bregaglia.  Si tratta di un insieme di montagne granitiche (plutone), le cui rocce sono intersecate da vene di roccia più chiara: le pegmatiti. In queste vene si possono trovare granati, berilli nella varietà acquamarina, tormaline, miche e numerosi minerali meno appariscenti e più rari.

A proposito dell'autore

Elena

Amo andare in montagna perché casa e ufficio mi stanno stretti. In montagna il sentiero è l'unica via da percorrere, il fiato non si spreca in parole inutili ma bisogna conservarlo e per arrivare in cima basta mettere un passo dietro l'altro. Vado in montagna perché cieli e panorami si fondono e confondono in forme e colori sempre nuovi, come sentimenti che si aggrovigliano inconsciamente come i colori sulla tela su cui dipingo, i pixel sul monitor in ufficio e la luce nell'obiettivo della mia macchina fotografica. Forse è per questo che in quota telefonini e internet funzionano a singhiozzo, è la natura che ti dice: "Lascia il lavoro a valle, stai con gli amici e con chi ami, stai con gli animali, stai con te stesso. Non ti serve nient'altro.

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